lunedì 7 settembre 2009

Il Knowledge Management 2.0



Dal knowledge management di prima generazione al knowledge management 2.0


Il termine nasce nel 1986, grazie a Karl Wiig che, solamente 7 anni dopo, nel 1993, nel suo libro "Knowledge management foundations", ne enuncia i principi fondamentali; l'obiettivo è quello di migliorare l'efficienza dei gruppi di lavoro, mettendo in comune le esperienza che ogni singolo individuo ha maturato durante la sua carriera professionale e non.

I primi sistemi di gestione della conoscenza (di prima generazione), si concentravano sullo sviluppo di sistemi per rendere più facile e veloce l'archiviazione di dati e informazioni, senza alcuna distinzione tra ques'utlime e le conoscenze di conseguenza generate; le imprese che hanno puntato solo su grandi sistemi informativi fini a se stessi, si sono poi ritrovate di fronte a delle vere e proprie "discariche digitali".
Venivano utilizzati sistemi come portali informativi o data base, i quali si contraddistinguevano per una eccessiva rigidità e per una scarsa interazione tra gli utenti, in quanto le informazioni venivano trasmesse (imposte) con una logica di tipo top-down, dai livelli più alti a quelli più bassi dell'organizzazione.

Con il tempo ci si è invece resi conto che dati, informazioni e conoscenze non sono sullo stesso piano, ma sono legate gerarchicamente da una relazione di tipo "causa-effetto":



  • alla base ci sono i dati, materiale “grezzo” e abbondante dell’informazione;
  • su un gradino più alto c’è l’informazione, insieme di dati selezionati e organizzati per essere comunicati;
  • al terzo livello la conoscenza, cioè informazione rielaborata e applicata alla pratica;
  • al vertice troviamo la saggezza, conoscenza distillata dall’intuizione e dall’esperienza.
Gestire la conoscenza all'interno di un'impresa significa dunque, creare le condizioni organizzative idonee a stimolare le persone ad assorbire la conoscenza dall'esterno, a crearne di nuova, a trasferire e a condividere la propria conoscenza con altri.

Con l'avvento del Web 2.0, anche i sistemi di knowledge management si sono adeguati, evolvendosi ad un secondo stadio, maggiormente focalizzato ad aspetti di natura soft, basato su strumenti come blog, wiki, social network, che capovolgono radicalmente la struttura dei flussi informativi che invadono l'impresa.


Il blog aziendale a supporto dei processi di knowledge management

L'utilizzo di un corporate blog all'interno dell'impresa, a supporto dell'intranet aziendale, non solo migliora il morale del personale aziendale, che, pubblicando i propri interventi, si sente maggiormente coinvolto nella vita aziendale; è un potente strumento in mano del top management per far emergere le conoscenze tacite, radicate negli individui: così facendo, le persone dotate di skills professionali e personali adatti al blog, hanno la possibilità di emergere, di farsi conoscere, indipendentemente dal livello gerarchico a cui appartengono.
Il blog aziendale migliora i flussi di comunicazione all'interno dell'impresa, cambiandone radicalmente la direzione: non più logiche di tipo top down, ma piuttoso, flussi informativi bottom-up, dai livelli più bassi, a quelli più alti dell'organizzazione.

In sintesi, un corporate blog interno:
  • migliora e velocizza i flussi informativi tra i livelli aziendali;
  • aumenta il senso di appartenenza all'organizzazione dei dipendenti, che possono far sentire la loro voce, indipendentemente dall'incarico svolto;
  • aumenta l'efficienza del lavoro svolto in team;
  • fa emergere le conoscenze tacite, radicate nelle esperienze degli individui (altrimenti difficilmente trasferibili);

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