lunedì 31 agosto 2009

Tecnologia e società: gli ingredienti del Web 2.0

Che cos'è il Web 2.0?

Wikipedia definisce il Web 2.0 "un termine coniato da Tim O'Reilly e Dale Dougherty nel 2004 riferendosi ai cosiddetti servizi Internet di seconda generazione quali siti di social networking, wiki, strumenti di comunicazione e folksonomy, che enfatizzano la collaborazione e la condivisione tra gli utenti"

Non si fa riferimento all'ultima frontiera tecnologica del web o alla nuova versione di un software, ma all'evoluzione sociale che ha visto protagonista la Rete negli ultimi anni.
Il suo predecessore, il Web 1.0, si caratterizza per un modello di comunicazione unilaterale, attraverso documenti ipertestuali statici, progettati con linguaggi conosciuti da pochi specialisti (su tutti l'HTML); gli utenti sono prevalentemente fruitori passivi del contenuto.
Il Web 2.0 si allontana da questa visione, introducendo una nuova filosofia incentrata sulla decentralizzazione delle informazioni, che vengono raccolte, riproposte, organizzate, filtrate e create dagli stessi utenti.

Si affermano tecnologie........
  • Web services: sono sitemi software che consento di supportare l'interoperabilità tra più elaboratori nella medesima Rete e possono essere combinati, in modo da ottenere servizi complessi, facendo interagire un insieme di programmi che forniscono, ognuno, un servizio semplice;
  • API (Application Programming Interface): un insieme di procedure, private o pubbliche, disponibili per chi deve sviluppare un software; nel secondo caso sono rese disponibili sul Web, in modo che ogni programmatore possa andarle a ricercare nella Rete per creare un'applicazione;
  • AJAX (Asynchronous JavaScript and XML) e XML (eXtendable Markup Language): sono linguaggi di programmazione che permettono di aggiornare in modo dinamico le informazioni visualizzate all'interno di una pagina;
  • RSS: uno dei più popolari formati per la distribuzione e la fruizione di contenuti sul Web;
........ e applicazioni:
  • Blog: è un sito internet, generalmente gestito da una persona o da un ente, in cui l'autore pubblica più o meno periodicamente contenuti, in qualsiasi formato;
  • Social Network: reti sociali caratterizzate da gruppi di persone in costante contatto tra loro;
  • Wiki: siti web editabili nei quali chiunque può aggiungere contenuti o modificare quelli già esistenti;
  • Podcast: è un file (generalmente audio o video), messo a disposizione su Ienternet per chiunque si abboni ad una trasmissione periodica e scaricabile automaticamnte da un apposito programma, chiamato aggregatore, e si basa sui feed RSS.
Le tecnologie 2.0 sono dunque sempre esistite; l'idea cardine su cui si basa l'evoluzione del Web fa riferimento alle modalità con cui gli utenti usufruiscono delle stesse, sempre più indirizzate verso la collaborazione di massa, la partecipazione e il coinvolgimento degli user nella creazione dei contenuti.

Caratterizzato da tecnologie opern source, da nuovi sistemi di aggregazione dei contenuti, da applicazioni contraddistinte da un'elevata interattività, il Web 2.0 diventa non solo un fenomeno tecnologico; assume una forte valenza sociale, nel quale l'individuo diventa il vero protagonista della rete attraverso la produzione di contenuti e la condivisione delle proprie conoscenze; a tesimonianza di ciò, la rivista Time, nel 2006, ha assegnato il titolo di "Uomo dell'anno" al singolo individuo.



martedì 25 agosto 2009

Blog e PMI: una carta vincente!!

Con molto orgoglio personale, ecco l'inizio del post che ho scritto per la società di comunicazione e pubbliche relazioni Presscom, pubblicato nel loro corporate blog lunedì 24 agosto 2009, che evidenzia il ruolo dei blog aziendali per le piccole e medie imprese.

"Un corporate blog non è altro che uno strumento di marketing e comunicazione, pubblicato ufficialmente dall’impresa con l’obiettivo raccontarsi e stabilire una relazione diretta con i propri clienti, utilizzando il loro potenziale di trasmissione virale delle informazioni, nonché coinvolgere il personale per accrescere i processi di knowledge management.
Sono ancora poche le aziende, soprattutto nella realtà italiana che ne utilizzano uno, sebbene si registrino casi interessanti di corporate blog, come quelli di PressCom e Febal, che sono stati oggetto di intervista per l’elaborazione della mia tesi di laurea: “Limiti e opportunità dei corporate blog come strumento di marketing“..........."


giovedì 20 agosto 2009

Evangelizzate i vostri clienti!

Nella tradizione cristiana, "evangelista" è il nome con cui si identificano gli autori dei quattro vangeli, persone totalmente fedeli e devote alla parola di Cristo; nel campo del marketing, esprime più o meno lo stesso significato.
Un evangelist non è altro che un cliente diventato fedele alla
parola della società (al suo brand, ad un prodotto o servizio, ecc.) che, volontariamente, decide di trasmetterla ad altri.
Il marketing evangelism fa riferimento ad una strategia di marketing basata sull'evoluzione del tradizionale
passaparola, con cui le aziende stimolano i propri clienti a convincere altri ad acquistare un prodotto in cui credono fortemente.
In altre parole i clienti si trasformano in veri e propri
avvocati volontari dell'organizzazione; volontarietà che distingue il marketing evangelism dall'affiliate marketing, nel quale le aziende forniscono incentivi (monetari o con l'offerta di prodotti) per avvalersi del passaparola degli individui.
Come sottolineato da McConnel
e Huba in "Creating Customer evangelists: how loyal customers become a volunteer sales force", del 2003, le caratteristiche comuni degli evangelist sono:
  • credono nel valore emotivo del prodotto o servizio che acquistano;
  • ti raccomandano ai propri vicini, amici o colleghi;
  • esprimono i proprio pareri volontariamente, rilasciando feedback;
  • partecipano al miglioramento del prodotto rilasciando critiche costruttive per l'impresa;
  • ti difendono volontariamente da eventuali attacchi fatti in mala fede da terzi.
Una strategia di marketing evangelism di successo deve basarsi su tre fattori chiave:
  1. un prodotto o servizio di successo, che catturi l'attenzione del cliente, che lo leghi ad esso, che aumenti la sensazioni di benessere derivante dal suo acquisto;
  2. focalizzare l'attenzione sulle esigenze del consumatore, recependo i feedback positivi e rispondendo a quelli negativi, in modo da creare una sorta di confronto continuo con le persone;
  3. capire che il mondo del business ruota tutt'attorno alle persone e non hai prodotti.
Sotto questo punto di vista, un corporate blog può essere considerato un potente mezzo per evangelizzare i propri clienti, data la possibilità per le aziende di relazionarsi direttamente con essi, i quali, a loro volta, ne diventano i principali difensori, pubblicando interventi di risposta ad eventuali critiche, direttamente sul blog aziendale.
Il fatto di non essere risarciti per la loro credenza e di non essere legati formalmente a nessuna organizzazione, aumenta la credibilità e la veridicità dei contenuti pubblicati: il tutto a beneficio dell'impresa che ne guadagna in termini di immagine e reputazione.

lunedì 17 agosto 2009

Anche i CEO bloggano

I CEO blog costituiscono una particolare categoria dei corporate blog, in quanto vengono realizzati esclusivamente da figure dirigenziali di alto livello, ovvero dai top manager o dai Chief Executive Officer.
Ne sono disponibili due varianti:
  1. la prima prevede una comunicazione di tipo one way, unidirezionale, dal manager ai dipendenti: in questo caso il CEO posta nuovi articoli aggiornando il personale dipendente sulle iniziative dell'impresa, sui cambiamenti politci e sugli eventi imminenti che riguardano l'organizzazione; tuttavia la comunicazione resta comunque chiusa e i dipendenti non possono interagire con il top management.
  2. la seconda prevede una comunicazione bidirezionale in quanto gli impiegati possono far sentire la propria voce, commentando e rilasciando post che verranno letti dal CEO. In questo caso la comunicazione è di pari livello tra le figure dirigenziali e i livelli più bassi dell'organizzazione.
Perchè i CEO dovrebbero bloggare?

Seth Godin fissa elevati standard per il buon funzionamento del blogging da parte dei CEO; i blog in questione avranno successo solo se sono basati su:
  • trasparenza;
  • tempestività;
  • sinteticità del linguaggio;
  • confronto di opinioni;
  • utilità delle informazioni.
Se questi requisiti vengono rispettati, il CEO che decide di bloggare può:
  • comunicare con più persone con un solo messaggio;
  • apparire accessibile e raggiungibile nei confronti di qualsiasi interessato, relazionandosi in maniera diretta con esso;
  • creare un archivio di pensieri, opinioni e critiche da parte degli utenti da sfruttare in maniera costruttiva per il futuro;
Essendo un tipo di corporate blog interno, il CEO blog è un potente strumento di comunicazione interna, come testimonia il primo post scritto da Randy Baseler, vice presidente marketing della Boeing: "Spero che servirà a superare una delle mia più grandi frustrazioni: il fatto di non essere capace di parlare con tutti di ciò che sta succedendo nella nostra azienda".

Un ultimo consiglio: scrivete voi CEO il blog e non affidatevi a dei ghostwriter che scrivano per voi i contenuti del blog!!!....se scoperti potreste avere ripercussioni negative in termini di credibilità e immagine!!!!!

martedì 11 agosto 2009

A ciascuno il suo corporate blog

In un precedente post ho classificato i bloggers tenendo presente il tipo di blog a cui partecipano per la creazione dei contenuti, suddividendoli in personal bloggers, corporate bloggers e professional bloggers.
In questo post invece propongo una classificazione dei corporate blog nello specifico tenendo presente il pubblico a cui essi si riferiscono, interno all'organizzazione o esterno ad essa.
La classificazione in esame prende spunto da una ricerca condotta da Tiziano Vescovi e Silvia Dallagnese del 2008, presso l'università Ca'Foscari di Venezia, "I CORPORATE BLOG. LA COMUNICAZIONE AZIENDALE AL TEMPO DEI CONSUMER GENERATED MEDIA", la quale, a sua volta prende in considerazione i primi 100 blog delle aziende statunitensi ricavati dall'elenco Fortune 500.

I corporate blog interni
Vengono utilizzati per migliorare la trasmissione delle informazioni all'interno dell'organizzazione di un'azienda; sono dei veri e propri strumenti di knowledge management e di comunicazione interna, utilizzati dalle aziende a supporto dell'intranet aziendale e per far emergere le conoscenze tacite radicate nella mente, nelle esperienze e nelle capacità dei dipendenti.
  • Knowledge blog: consentono di mettere in comune dati e informazioni aziendali in un'ottica di condivisione della conoscenza. Il limite principale deriva dal fatto che le discussioni si sviluppano solo su questioni che vengono proposte dal moderatore;
  • Collaboration blog: diversamente dalla tipologia precedente, in questo caso il dialogo è totalmente aperto e bidirezionale e ognuno può postare un argomento che per lui risulta essere importante.

I corporate blog esterni
Sono sicuramente la tipologia più numerosa in quanto si rivolgono a tutti coloro che si relazionano dall'esterno con l'azienda: clienti, fornitori, giornalisti, ecc. ecc. e si differenziano in quattro grandi macro categorie:
  • Blog informativi: hanno lo scopo di far conoscere l'azienda e la sua offerta agli utenti della rete, nonché eventuali eventi sponsorizzati dall'impresa stessa;
  • Blog di marketing: servono per monitorare il mercato, accrescerne la conoscenza, ottenere riscontri direttamente dal cliente, migliorare la propria offerta e studiare le strategie dei competitors;
  • Blog di relazione: hanno come obiettivo la risoluzione di conflitti o problemi e la gestione della relazione e dei rapporti con i consumatori;
  • Blog di comunità: sono riferiti alle comunità virtuali e ne divengono luoghi di discussione e conversazione. In questo caso l'azienda si relaziona in prima persona con gli utenti, legati da un interesse o da una passione in comune.

Fake blog????...No grazie!!!!
Rappresentano un'ultima tipologia dei corporate blog esterni all'azienda; non sono gestiti direttamente da essa, ma vengono affidati ad un blogger esterno che, in apparenza, non risulta legato all'organizzazione. Quest'ultima, se riconosciuta, si espone ad una potenziale perdita di credibilità, immagine e reputazione, in quanto denota un comportamento di pubblicità ingannevole.


I corporate blog della lista Fortune 500
La ricerca presa in considerazione mostra come i blog di marketing siano quelli più utilizzati dalle aziende; seguono quelli di relazione, di comunità; chiudono la classifica i knowledge blog e i fake blog.




venerdì 7 agosto 2009

La rete sociale non è per tutti!!!

Vi propongo un articolo del ilSole24ore del 6 agosto 2009, intitolato "Facebook & Co: il fenomeno delle reti sociali non è per tutti".
L'ho trovato molto interessante in quanto mostra come molti top manager delle principali compagnie americane non siano ancora così favorevoli ai social media per paura della fuoriuscita di informazioni aziendali sensibili.
Personalmente penso che la divulgazione di tali informazioni al di fuori dell'impresa possa avvenire sia con l'utilizzo di reti sociali (Facebook, Twitter, ecc), sia senza; l'uso dei social network permetterebbe invece alle aziende di poter controbattere direttamente con chi ne ha fatto uso improprio, in quanto facilmente rintracciabile.

giovedì 6 agosto 2009

Il video di presentazione della società Presscom

Oggi vorrei condividere il video di presentazione della società Presscom, pubblicato il 29 giugno del 2009 su youtube.
Secondo il mio modesto parere, è un video decisamente interessante, semplice, che rispecchia a pieno lo spirito innovativo che contraddistingue la società jesina, la quale, nata solamente nel 2003, risulta ad oggi una della protagoniste della comunicazione italiana.
Beh complimenti!!!!!!!

mercoledì 5 agosto 2009

Web 2.0 e Web 1.0 a confronto

Ho trovato questo video su youtube che, in due minuti circa, mostra chiaramente la differenza principale tra Web 1.o e Web 2.0; quest'ultimo incentrato sulla condivisione e la partecipazione degli utenti nella creazione dei contenuti grazie a tecnologie come social network, blog, wiki e podcast.

2° colloquio di lavoro in un mese!!!!!

Ieri ho avuto il secondo colloquio di lavoro presso la Presscom di Jesi, la società di servizi e pubbliche relazioni con cui ho collaborato per l'elaborazione della mia tesi.
Se il primo colloquio alla Loccioni era andato bene, beh questo è andato benissimo!!! Sono stato davvero contento che mi abbiano chiamato perché penso ci sia una stima reciproca tra me e i ragazzi che lavorano nell'azienda, in particolare Laura Marinelli e Francesca Maroni, che avevo precedentemente intervistato per scrivere la tesi.
Ho fatto test psicoattitudinali mai fatti prima per capire la mia personalità e le mie attitudini professionali.....un'esperienza curiosa ed interessante!
Vedremo un po'......le premesse sono sicuramente buone!!!!!

martedì 4 agosto 2009

Tipologie di blogger


Premetto...non sono assolutamente d'accordo con la classificazione dei blog fornita da wikipedia, in quanto, a mio avviso, le tipologie elencate non seguono alcun criterio; secondo il mio punto di vista i blog possono essere distinti in tre grandi macro-categorie che prendono in considerazione il ruolo del soggetto che li gestisce:
  • Personal blogger: inseriscono temi personali non associabili al proprio lavoro;
  • Professional blogger: trattano temi inerenti la propria attività lavorativa o qualsiasi altro tema professionale, ma non in veste ufficiale per un'impresa;
  • Corporate blogger: pubblicano contenuti in via ufficiale per l'azienda di appartenenza.
Uno dei principali motori di ricerca dei blog, Technorati, nel rapporto "The state of the blogosphere" (2008), mostra come le tipologie descritte si sovrappongono, in quanto la maggior parte dei blogger, che utilizzano il proprio spazio a sfondo personale (79% del totale), pubblicano anche contenuti professionali in veste ufficiale (16% del totale) o meno per un'impresa (46% del totale).
Se si considerano i corporate blogger,
  • il 69% sono anche personal bloggers;
  • il 65% sono anche professional bloggers;
se invece si considerano i professional bloggers,
  • il 59% sono personal bloggers;
  • il 17% sono corporate bloggers


lunedì 3 agosto 2009

Dal "Personal Blog" al "Corporate Blog"

Il termine blog deriva dall'unione di "Web-log", ovvero traccia su Rete (Wikipedia) e sta ad indicare un sito Internet, di solito gestito da una o più persone, in cui l'autore, detto blogger, inserisce periodicamente articoli, opinioni personali o altro materiale, sotto forma di testi, immagini, video e quant'altro. Il contenuto è visualizzato in un ordine cronologico inverso, ovvero i nuovi post vengono visualizzati in cima alla pagina, non nella parte bassa, facilitando l'individuazione dei contenuti più recenti; così facendo ogni blogger entra a far parte di una rete globale, chiamata blogosfera.
La nascita del blog risale a fine anni novanta, quando l'informatico inglese Tim Berners-Lee pubblicò il primo indirizzo web della storia dando vita al World Wide Web; è questa l'era dei protoblog, ovvero siti internet aggiornati periodicamente nati ancor prima della stessa definizione del blog.
E' però opinione largamente condivisa che il termine viene coniato il 17 dicembre del 1997 da Jorn Barger, il quale utilizzò tale definizione nel suo sito personale, "RobotWisdom", rendendo pubblica la propria volontà di tenere un diario on-line che raccogliesse tutte le opinioni degli utenti riguardo le sue navigazioni nella Rete.
Solo due anni dopo, nel 1999, Peter Merholz usò la frase "to blog" da cui trae origine l'omonimo verbo.
In un primo momento dunque il blog rappresenta l'identità online di chi scriveva, desideroso di condividere le proprie esperienze ed opinioni con l'intero Web.
La successiva crescita del numero dei blog presenti nella blogosfera, l'avvento dei social network e degli altri strumenti Web 2.0, ha suscitato interesse da parte delle imprese, che, seppur ancora timorose a riguardo, hanno cominciato a strizzare l'occhio alle nuove tecnologie per raggiungere direttamente i propri clienti, fornitori e qualsiasi altro stakeholders dell'impresa: interesse che segna il decisivo passaggio del blog come strumento per raccontarsi a blog come strumento di marketing e comunicazione.